Caterina Greco e Nello Musumeci

Caterina Greco: “Al Museo Salinas già arrivano i turisti; l’arte è la nostra cura, la Sicilia non è un’isola ma un mondo”

di Redazione | 17 Giugno 2021

D. Dottoressa Caterina Greco, lei dirige il Salinas, un’eccellenza museale nel network dei nostri beni culturali. Come sta andando la ripresa dopo la riapertura?

R. Abbiamo riaperto il 18 maggio, da giugno cominciano ad arrivare i turisti e contiamo sullo stabilizzarsi dei flussi legati ai collegamenti aerei con il resto d’Italia e d’Europa. Siamo fiduciosi, ogni giorno spuntiamo qualche numero in più, oggi abbiamo registrato 50 visitatori e siamo convinti che i numeri siano destinati a crescere. Abbiamo tutti un gran desiderio di non dovere mai più richiudere le porte del Salinas, dopo questa dolorosa pausa forzata dei mesi scorsi, e abbiamo allungato l’orario di visita nei feriali, adesso il museo è regolarmente aperto fino alle 19.

D. Sono partite le vaccinazioni in museo?

R: Insieme al Commissariato per l’Emergenza Covid di Palermo stiamo preparando il prossimo 24 giugno la serata dei vaccini al museo. Dalle 18 alle 24, prenotandosi sul sito di Coopculture che ha predisposto un link apposito, sarà possibile vaccinarsi e visitare gratuitamente il museo. Io stessa e le colleghe archeologhe saremo presenti e a disposizione dei vaccinandi, per rispondere a domande o curiosità particolari sulle nostre collezioni. È una bellissima occasione per coniugare salute e cultura, l’idea che l’arte e la bellezza fungano da “cura” nei momenti di disagio o di malattia è uno dei fondamenti dei nuovi criteri di accessibilità e la prova che il ruolo sociale dei musei si apre a spettri di azione che fino a qualche anno fa non erano considerati con l’attenzione che meritano. E crediamo che gli spazi articolati del Salinas, con le sue ricche esposizioni, potranno costituire un’inattesa scoperta per quei palermitani che ancora non conoscessero il nostro museo.

Museo Salinas

D. Prima della chiusura avete ospitato mostre e attività ad alto gradimento. Quali iniziative avete programmato da qui alla fine dell’anno?

R: Intanto stiamo preparando con il concessionario di servizi aggiuntivi Coopculture un programma di eventi serali per l’estate, che quest’anno potranno svolgersi anche nel chiostro centrale, uno giardino segreto nel cuore del centro storico di Palermo dove è molto gradevole fermarsi a godere dell’atmosfera particolare del museo.
A luglio – ma la data è ancora da definirsi- inaugureremo una mostra con opere di Domenico Pellegrino dedicate al mito di Eracle, che costituirà la prosecuzione, con varie novità, di una collaborazione iniziata lo scorso ottobre presso il Museo Mandralisca di Cefalù. Il dialogo con le forme di arte contemporanea costituisce uno dei fili attorno cui ruota la nostra programmazione culturale. Presenteremo il video che il duo Masbedo ha realizzato al museo, un’interpretazione originale e suggestiva dei materiali che appartengono a sezioni espositive ancora non allestite aperte al pubblico, che costituisce l’ultimo capitolo della mostra “Quando le statue sognano” curata da Helga Marsala, un progetto complesso e sfaccettato che abbiamo amato molto. Abbiamo inoltre avviato proficui contatti, da mesi, con il Museo Messina-Incorpora di Linguaglossa e con la Casa Museo di Francesco Messina a Milano e contiamo di realizzare in autunno una mostra con opere del più “classico” degli scultori siciliani del Novecento, sarà una bella occasione di confronto con i materiali, soprattutto selinuntini, che costituiscono il nucleo fondante delle nostre collezioni. E dulcis in fundo, a fine anno, esporremo a Palermo, nel salone delle metope di Selinunte, la statua del Giovine di Mozia, un capolavoro della scultura greca della prima metà del V secolo a.C. sulla cui interpretazione si interrogano da decenni i maggiori archeologi del mondo. Nonostante la diversità di opinioni, il mondo scientifico concorda però su un punto, l’analogia stilistica con la scultura di Selinunte. Per questa ragione vogliamo “vedere” e “far vedere” dal vivo questo rapporto, e chiameremo a discutere di questa straordinaria ed enigmatica scultura i principali studiosi specialisti del settore. Un progetto, che ci sta particolarmente a cuore, che è stato subito sposato con entusiasmo dall’assessore Alberto Samonà, e che crediamo costituirà davvero un importante evento culturale e un ulteriore richiamo turistico per Palermo. Sarà inoltre l’occasione per intrecciare un’ulteriore collaborazione con la Fondazione Whitaker, una prestigiosa istituzione culturale siciliana che dal secolo scorso opera fruttuosamente per gli scavi e la valorizzazione di Mozia, il più antico e importante insediamento fenicio della Sicilia, da cui proviene la nostra statua di Ba’al, esposta nel chiostro centrale del museo. Insomma, la mobilitazione di una rete di relazioni e alleanze culturali è la prospettiva sulla quale stiamo lavorando.

D. E dei lavori in corso che ci dice? Vanno avanti ?

R. Il 2020 è trascorso per gli adempimenti legati alla gara di affidamento dei lavori, un appalto di notevole entità e dalle procedure necessariamente complesse. Adesso attendiamo la formalizzazione del decreto finanziario di impegno per potere iniziare i lavori, siamo fiduciosi che potranno concretamente partire al più presto. Con la definizione della fase di appalto la responsabilità amministrativa della conduzione dei lavori dal mese scorso è tornata agli uffici del museo, e potremo seguirla direttamente. Tutta la struttura tecnica del Museo, a partire da me e dal Direttore dei Lavori arch. Eliana Mauro, è fortemente impegnata nel completamento dei due piani di allestimento, che restituiranno alla Sicilia un Salinas interamente e profondamente rinnovato.

D. Il nostro patrimonio culturale è la nostra maggiore risorsa turistica. Che messaggio vuole mandare a chi accarezza l’idea di venire in Sicilia?

R: La Sicilia non è un’isola e nemmeno una regione, è un mondo. Da ogni parte del Mediterraneo, dalla preistoria e per molti secoli, molti popoli sono arrivati qui e hanno lasciato traccia di sé, non solo nei monumenti e nel paesaggio, ma nella meravigliosa ricchezza delle nostre abitudini, nei costumi culturali stratificatisi attraverso una storia millenaria e tuttora presenti nelle nostre tradizioni e specificità.Ancora oggi, come diceva Goethe, “la Sicilia è la chiave di tutto”. E di una “chiave” c’è grande bisogno per comprendere la nostra difficile eterogenea contemporaneità.

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