Nello Musumeci

Il governatore in vetta e il mistero Miccichè

di Carmelo Briguglio | 1 Maggio 2022

Tutto ciò che viene dalla società, dall’universo del reale, fotografato dai sondaggi – clamoroso quello di YouTrend – e dalla politica vivente, di uomini e donne in carne e ossa, come la convention di Giorgia Meloni a Milano – il governatore siciliano è stato applauditissimo – danno un’indicazione, maggioritaria: Musumeci ha lavorato bene, merita un secondo mandato. Punto. È nell’interesse più dei siciliani che suo: in fondo il presidente in carica ha fatto il suo cursus honorum, a testa alta, senza macchia e con un background parlamentare e di governo apprezzato e coronato da concretezze, da risultati visibili. Potrebbe chiudere così, all’apice della sua personale soddisfazione. L’interesse è dei siciliani a conservarselo per altri cinque anni, fargli completare il lavoro svolto, i cui ritmi sono stati alterati dalla pandemia, oggi anche dai riflessi della guerra in Ucraina. Dall’altra parte c’è un Palazzo che un tempo ospitava re ed emiri, saggezza ed “archè”: adesso è in mano a un signore poco signorile, fuori dai canoni della Politica e soprattutto dalla Ragione. È lui, non compos sui, come tutti sanno, che si oppone al sentire del popolo, in nome di nessuna politica e di tutti i risentimenti che possono albergare nel cuore di un uomo. Ma, a questo dato di scontro tra Ragione e Irrazionale, nelle scorse ore se ne aggiunge un altro che richiede un supplemento di riflessione. Gianfranco Miccichè assomma sconfitte, non riesce più a fare una mossa che vince, porta alla rovina quello che un tempo era il suo mondo: persone, gruppi, idee.
Cascio sindacoL’emblema di questa caduta di capacità politica, di intuizione e iniziativa, è il “caso Cascio”: una scelta sbagliata, in tempi sbagliati, contrapposta – in nome di ripicche e calcoli errati contro Musumeci – a quella naturale per il centrodestra, di Roberto Lagalla, che tutti dicono certamente vincente, già al primo turno. Ora le evidenze – a partire dall’intelligente ritiro di Carolina Varchi e il sondaggio che chiude il confronto tra Musumeci e Miccichè con un parlante 72 a 4 – dovrebbero indurre a ritirare Cascio dall’agone; e soprattutto a ritirare Micciché dal mercato politico. Ha fatto danni incalcolabili al suo partito e al centrodestra. Anche a se stesso, ormai precipitato all’ultimo piolo della scala del pubblico gradimento. Soprattutto all’Isola: il nostro “Parlamento” – tra virgolette, obbligatorie – ha perso ogni residuo prestigio, non è più tale; è un laboratorio di cattiva politica e di indecenze istituzionali. Così lo ha ridotto il capo regionale di Forza Italia: mai peggiore cumulo di cariche è stato tanto pernicioso. Perché allora Gianfranco non viene destituito dal ruolo politico? Perché non si fa? Perché non si prende atto del disastro politico va ogni giorno consumando? Perché chi dovrebbe, non lo ferma? Non lo rimuove dalla guida di Forza Italia? Perché non viene messa fine a questo massacro della politica e delle sue elementari regole? Perché mai? Già, perché? Misteri. Che pesano come macigni sulla politica siciliana. Chissà se si troverà la forza di farlo. «Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare»? Invece, contro l’ammonimento del Poeta, io ostinato domando; e attendo improbabili, ma non impossibili risposte.

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