Miccichè e Musumeci

Forza Italia, il gaffeur Cancelleri e il modello Draghi. La schedina vincente è sempre Musumeci.

di Ulisse Lanza | 29 Luglio 2021

Dove va Forza Italia sicula? È una domanda che molti elettori moderati farebbero in queste ore se ne avessero gli strumenti, rivolgendosi più che a Forza Italia, al leader del partito azzurro in Sicilia: Gianfranco Micciché.

Giancarlo CancelleriLa calma delle scorse settimane, che sembrava appianare le tensioni nella coalizione di centrodestra, è stata rimessa in discussione nel giro di qualche giorno. Prima il comunicato di Fi palermitana che rivendica la scelta del candidato sindaco per il dopo Orlando; poi, a sorpresa, l’intervista a Repubblica – che nell’Isola vuole fare ancora il giornale-partito dei tempi andati – di Giancarlo Cancelleri, che in maniera non troppo velata, ha lanciato un appello agli azzurri per far fronte comune alle regionali e scaricare in un colpo solo i sovranisti (Lega, FdI) e ovvio anche Musumeci. Cioè le forze maggioritarie in Sicilia. Che per il dopo-Orlando gli azzurri rivendichino un diritto di prelazione ci sta: ognuno tira la coperta dal suo lato. In fondo, in passato, un primo cittadino (Cammarata) lo hanno espresso. Lo stesso Miccichè non ha escluso una sua candidatura a sindaco. Sono in corso, in questi giorni, incontri e riunioni per definire il perimetro di una coalizione che, numeri alla mano, potrebbe strappare una storica vittoria al primo turno; ma solo ed esclusivamente se riuscirà a presentarsi ai cittadini con credibilità ed unità. Iniziare questa campagna elettorale con una fuga in avanti della serie “o ci state, o niente”, non è però una buona premessa. Nel capoluogo, infatti, una volta stabilito il nucleo del raggruppamento anti-orlandiani, la tradizionale alleanza di centrodestra è chiamata a valutare eventuali aperture verso quella parte di moderati che non vogliono morire grillini (citofonare a Italia Viva e Sicilia Futura), scegliendo un candidato che sia il più possibile super partes e però capace di attrarre un consenso trasversale. Secondo alcuni, imporre vecchie glorie e dirigenti di partito, troppo connotati, rischia di polarizzare un elettorato che, in un eventuale secondo turno, difficilmente sceglierebbe il centrodestra. Per cui, le personalità più lucide della coalizione, vorrebbero fare chiarezza su questi punti per essere così pronti, fin dal prossimo autunno, con la campagna elettorale, che non può trovarla impreparata e litigiosa.

Passando poi all’appello di Cancelleri, è evidente ormai che il sottosegretario ai Trasporti parli di alleanze in maniera del tutto imbarazzante per i pentastellati. Un vero e oroprio gaffeur politico. Il candidato sconfitto da Musumeci nel 2017, si atteggia a leader, ma lo fa come un elefante in cristalleria; si muove ogni giorno come una scheggia impazzita, impegnatissimo a sconfessare le posizioni proprie e del suo partito, a caccia di un riposizionamento che però ha la zavorra dell’incoerenza più sfacciata; una strategia che si riduce a un tatticismo senza respiro e che che nemmeno la più antiquata politica politicante aveva mai mostrato negli anni passati. La sua idea – davvero balzana come altre che il sottosegretario “dimaiano” ha sfornato in questi ultimi tempi – lo ha fatto seppellire da critiche e smentite di mezzo partito.

Al tragicomico appello di Cancelleri, occorrerebbe arrivasse una risposta netta e senza indugi da parte di Forza Italia Sicilia: “No, grazie!”. Tutti sanno che un “modello Draghi” a livello regionale, è lunare; e un’alleanza tra M5S e FI significherebbe per il partito di Berlusconi un suicidio politico ed elettorale, oltre che mettere in forse una vittoria che il centrodestra, con la ricandidatura di Musumeci, ha a portata di mano.

Per ultima, ma non meno importante, la questione del candidato presidente: l’attuale maggioranza ne ha già uno e si chiama Nello Musumeci. E mentre molto disegnano nell’aria progetti immaginifici, lui gira in lungo e largo la Sicilia. E, a giudicare dai chilometri macinati e dall’accoglienza ricevuta ovunque, batterlo pare una mission impossible per chiunque.
Musumeci e FalconeE questo i maggiorenti di Forza Italia, a partire da quelli più vicini al governatore, da Falcone, ad Armao, passando per Calderone e Bernadette Grasso, fino a Miccichè che aspira a fare il tris come presidente dell’Ars, lo sanno bene. Hanno la schedina vincente in tasca, perché dovrebbero buttarla via?

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