Matteo Salvini

L’ansia di Salvini e la pazienza di Musumeci (non è stato Matteo a lanciare il povero Minardo)

di Carmelo Briguglio | 27 Settembre 2021

Salvini che vuole la Regione, la città di Palermo e il comune di Catania, è spia di un deficit di ragione politica, oltre che di consensi e di leadership interna. È una palla buttata in tribuna dinanzi ai suoi, in una fase di crisi che sta vivendo il capo della Lega. Molto seria. Bisogna capirlo. L’intervista di Salvini alla Sicilia tradisce un’ansia. Ma, onestamente, il titolo dell’articolo di Mario Barresi, è forzato. Molto. Stando alle parole scritte, non è il capo del Carroccio a lanciare il povero Minardo alla guida della Regione – candidatura obiettivamente fragile che fa sorridere M5S e Pd – ma l’ottimo Barresi; oppure un ignoto titolista. Può succedere. Nello sforzo di alimentare la romanza di Palazzo d’Orleans, nelle ristrette “élites” dei palazzi palermitani. Lo prova il fatto che, dinanzi alla reazione legittima di Musumeci – la Lega decida se stare dentro o fuori – è lo stesso Minardo ad aggiustare il tiro e suonare la ritirata da se stesso. Insomma, la Lega non vuole rompere. E sarebbe un errore che ad assumersi la responsabilità della rottura, fosse il governatore. Pur avendone piena ragione.
Nello MusumeciCacciare i leghisti dal governo regionale, si potrebbe per motivi di merito: ad esempio, per lo scarso rendimento, da molti lamentato, nella gestione dei dei Beni culturali; delega obiettivamente difficile dopo la stagione esaltante di Sebastiano Tusa e l’interim di alto livello garantito dal Presidente in prima persona. Ma, se il motivo fosse politico, sarebbe un errore estrometterli dalla giunta, dopo averli fatti entrare. Perché, chiedere il cambio di Musumeci stando nel governo Musumeci, è contraddizione davvero crassa. Tutta loro. Che sono in pieno torto. Fino al confine del ridicolo: un veleno che uccide qualunque politica. Il problema non è del presidente della Regione, ma di Salvini. È il problema serio di un partito che, al di là delle mete grandiose che si pone nella sua propaganda isolana, ha nelle ali il piombo di un passato che non passa. E che, iscritto nella memoria dei siciliani, lo incatena a un ruolo di partner junior: il pedigree antimeridionalista della Lega, non le consente in tempi brevi, di guidare una grande regione del Sud. Di certo della Sicilia. Se Salvini imponesse un proprio candidato a governatore, la reazione degli elettori ci sarebbe e farebbe perdere il centrodestra. Proprio alla vigilia delle elezioni politiche. Non c’è bisogno di spiegarne il danno. Qualcuno avveduto, che non manca nel mondo leghista, farebbe bene a illustrare a Matteo il pericolo dell’eccesso. E Musumeci, uomo che governa con equilibrio e pazienza di Giobbe, forse può fare passare liscia l’ennesima infantile uscita leghista. Fino a quando? Fino all’ “impossibilia nemo tenetur”. Non ci siamo ancora.

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