Nello Musumeci

Musumeci alle Ciminiere. Andate e ascoltatelo: chiudete pure gli occhi all’incantatore di serpenti, ma aprite le orecchie al governatore dei fatti.

di Carmelo Briguglio | 17 Novembre 2021

È una manifestazione politica? Sì, certo. È solo questo? No, assolutamente. Come sempre, le cose sono secondo gli occhi di chi guarda. Ora, bisogna fare uno sforzo, dentro il gioco degli specchi della politica siciliana, nel mezzo dei suoi fatui frastuoni e andare a vedere l’essenziale. La “politique politicienne” lo nasconde alla vista. Tornare all’essenziale, significa tornare a quella relazione speciale che c’è tra il Presidente e il popolo che lo ha eletto. Tra il governatore della Sicilia e la Sicilia, appunto. Sì, c’è il gioco democratico che vanta nell’Isola specialisti e funambolici maestri di palazzo. Anche interpreti di mille “facies” e di distillato del tutto e del suo contrario, delle variabili umorali e di consuete convenienze. E i partiti che sono ciò che sono, con i limiti pesanti di classe dirigente e guizzi fuori dalle “prigioni dal popolo”, dove restano incarcerati in cerimonie lontane dal sentimento popolare. Con poche eccezioni: da evidenziare perché sono eccezioni e davvero poche. Sopra tutto, c’è la responsabilità degli elettori- giudici che non hanno solo il diritto, ma il morale obbligo di “fare da soli”. Di capire, valutare, discernere, da se stessi. Di andare a vedere. In prima persona. Da cittadini adulti.
Sono trascorsi quattro anni di governo. Abbiamo percorso mesi difficilissimi, inediti, orrendi talvolta. Sono stati tornanti di una corsa nel tempo e contro il tempo. Nella quale la nostra Isola e noi con lei abbiamo sentito il morso della Storia e della sua rivolta contro il mondo contemporaneo. Per vincere nemici mai visti tanto da vicino: Pandemia, Emergenza, Paura, Malattia, Morte. Insieme agli antichi spettri: Affaristi Invitti e Burocrazie Immortali, per primi. Come li abbiamo affrontati? Come li ha affrontati, lui soprattutto? Chi quattro anni fa abbiamo eletto a battersi per noi, alla testa di noi Siciliani. Ora non possono esserci più né illusionisti, né banniatori, né iscritti all’albo degli odiatori di professione che si mettano in mezzo. Siamo al finale. Alla vigilia simboleggiata da questo Sabato di inoltrato novembre, alle Ciminiere di Catania. Non sia solo spettacolo. Non sia scenario orgoglioso di plaudenti il loro campione. E neppure studiato evento di comunicazione. O, atto di forza, di numeri ed energie in campo. Certo, anche. Lo sarà. Lo richiede la tradizione di queste cose che hanno una loro meccanica antica. Ma io lo vedo soprattutto come rito. Al quale devono sentirsi invitati, partecipi, senza disagio e imbarazzo, quanti hanno voglia ascoltare. In presenza meglio, ma pure da remoto. Gente con tessere in tasca – ci sono ancora? – di ogni colore. Favorevoli e contrari. E soprattutto indifferenti e indipendenti: i pensatori di testa propria. Siano soprattutto loro i prescelti. Mi auguro ne venga tanti. Perché sono loro i migliori rappresentanti del popolo. Quelli che scelgono in base a poche, semplici domande. Che valgono per tutti, per ogni intelletto e coscienza. Questi quattro anni, sono stati meglio o peggio dei quattro (o cinque) anni precedenti? Siamo andati avanti o indietro? Quali sono i fatti, le cose, i dati, le cifre, i risultati, i raffronti tra il Prima e il Dopo? E – questo sì – senza scordare mai chi era il Prima. Chi lo impersonava, gestiva, amministrava. Ascoltate. Con attenzione. Poi tirate una linea. E portate nelle vostre case, soprattutto nei luoghi della coscienza, non la suggestione di una narrazione, ma il frutto maturo della vostra Ragione. Non le abilità di un uomo politico – lo sappiamo – che è oratore impareggiabile, come pochi della sua generazione: irresistibile mago di verba volant. Di fascinosi racconti. Ma stavolta guardategli in bocca i frutti; sia la Ragione col suo carico di effetti vitali e paragoni tra ieri e oggi a guidare il vostro decidere. Sia il Governatore dei Fatti, non l’Incantatore dei Serpenti a farvi scegliere. A sceglierlo, oppure no. Intanto, andate a vedere. Di persona. Andate a sentirlo. Non accettate racconti terzi, i sentito dire. Ascoltatelo. Che ha da dire. Anche con carta e penna in mano; o con le note dei vostri smartphone, come oggi si fa. Capirete meglio. Forse tutto.

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