Toninelli, Conte e Cancelleri

M5S. Non sanno di essere uomini di Stato. Sempre contro la Sicilia: volete dargliela una mano?

di Redazione | 31 Ottobre 2021

Abbiamo messo in fila fatti e comportamenti del M5S e dei suoi uomini di governo a Roma verso la Sicilia. Non tutti. Alcuni, per fare capire. Un fil rouge lega eventi e persone: deficit di senso dello Stato, leale collaborazione assente, nessuna correttezza tra uomini che, a diverso titolo e con differente appartenenza, comunque servono il popolo. Il medesimo. In testa, le sortite dell’allora premier Giuseppe Conte in sedi e cantieri su territorio siciliano, in polemica col presidente della regione che ospita luoghi passati in rassegna o, per meglio dire, in passerella. Musumeci non è stato mai invitato. Cose mai viste. Offese ripetute al buon senso, oltre che a uno stile di governo. Si giunse al ridicolo quando il presidente del Consiglio incaricò il prefetto di impedire al governatore di entrare in un ospedale siciliano dove era andato: cioè, gli ha proibito di muoversi a casa sua, in una delle sedi proprie della Regione, sottoposte alla sua competenza. Musumeci, di antica scuola ed etica pubblica, ha preferito lasciare stare. Ma un premier così, non si comporta e non è uomo di Stato. È stato un guadagno netto per l’Isola che non sia più a Palazzo Chigi. In questo solco si è mosso Giancarlo Cancelleri: più che da viceministro, poi degradato a sottosegretario, ai Lavori Pubblici, si muove da ex candidato sconfitto da Musumeci. Non ha pace. Vorrebbe distruggere il “nemico”. Uno dei dossier su cui fa tempo si impegna è revocare al Consorzio Autostrade Siciliane la concessione e farla tornare a Roma, per metterci becco e mani lui. Finora, gli è andata male. Non ci sono i presupposti: il Cas – vedasi lavori ovunque e il passaggio a ente economico di cui si parlava da anni – si sta affrancando da un pesante passato che piano piano sta passando. La gente lo vede: maledice le interruzioni, ma sa che c’è un cambiamento radicale rispetto ai tempi andati. Comprende. E apprezza. Per clemenza, non parliamo dal bouquet di gaffe di Cancelleri: in cima ci sta il cambio di posizione sul Ponte che ha fatto incazzare tutti i suoi. Negli annali romani dei grillini, un posto eminente va riconosciuto anche a Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, nel primo governo Conte. Ricordate la farsa sugli inceneritori? Il Ministero sollecita la Regione a farli, ma poco dopo il Ministro smentisce il Ministero e se la prende col governo regionale. I grillini gridano al complotto interno al “loro” dicastero. Costa se la prende con una manina ignota, annuncia un’indagine interna. Non si è mai saputo nulla dell’esito. Un bluff giocato, al solito, contro i siciliani. Il tutto per non perdere la faccia dopo anni passati a criminalizzare i termovalorizzatori che Musumeci vuole fare. L’ultima l’ha combinata Patuanelli, ministro pentastellato dell’Agricoltura. Ha bocciato tutti i progetti presentati dalla Sicilia, utilizzando il classico pelo nell’uovo. Non erano burocraticamente a posto, dice lui. L’ Assessorato replica che non è così. Tanto è vero che Mara Carfagna, ministro per il Sud, ora assicura l’impegno a recuperare i progetti “tagliati” dal collega grillino. La controprova del scarsa buona fede? Il M5S isolano cerca di sfruttare l’assist del loro ministro, ripetendo la solita, quanto inutile, giaculatoria delle dimissioni di Musumeci. Avrebbe potuto dire: facciamo la nostra parte per superare le criticità – se sono vere – nell’interesse degli agricoltori e della comunità siciliana. Ma non ce la fanno. La loro “fattura” è di questi materiali. Che li rendono immaturi e non all’altezza del governo del territorio. Non è un caso che non sono riusciti a mandare nessuno di loro a guidare una regione e ormai – dopo i fallimenti di Roma e Torino – neppure una grande città. Volete dargli in mano la Sicilia?

Tag: , , , , , , , ,