sanatoria

Gli emendamenti-sanatoria e la ragion politica

di ca.brig | 19 Luglio 2021

Conosco deputati del centrodestra seri, impegnati. Tra loro ci sono giuristi. Autorevoli. Stimati. Un vero guaio. Purtroppo, essere “uomo di legge” non sempre è, come si crede, un vantaggio. Può diventare un gap: l’avvocato può mangiarsi il politico. Peggio, se è legale molto bravo. L’errore l’ho visto tante volte: scambiare l’aula parlamentare con quella delle udienze. È ciò che vedo in questi giorni all’Ars con iniziative ed emendamenti in materia di abusivismo. Alcuni hanno tante ragioni dalla loro. In punta di diritto, vogliono sanare disparità in materia di abusivismo, ancor prima dell’abusivismo. Mettere fine a vecchie distorsioni nella famigerata fascia di 150 metri dalla battigia. Cancellare discriminazioni tra chi, tanti anni fa, fu “perdonato” e chi no. Gli autori pensano di fare equità e persino “giustizia”. Ma si tratta di una sanatoria. Una sanatoria bis, se volete. Cioè, un manifesto politico. Che troppo stride col “diventerà bellissima” del presidente della Regione: viola una promessa. Fa tornare indietro a una Isola giurassica di cui nessuno ha nostalgia. A guasti e vizi, rispetto ai quali Musumeci vanta un’altra storia. Un’altra “cultura”. E visione. Diversa, migliore, avanti. In sintonia col sentimento popolare di oggi; di rispetto dell’ambiente, di maggiore attenzione alla Bellezza: una sensibilità cresciuta con le giovani generazioni siciliane. Oltre le buone intenzioni, gli emendamenti- sanatoria espongono il governo e chi lo guida a una comunicazione di forte e negativo impatto. Sono un’arma pericolosa in dono all’opposizione. Con in più la certezza che, ove passassero in Assemblea, sarebbero impugnati dal governo nazionale. È matematico. Insomma, il massimo danno, scambiato con nulla. Per questo, andrebbero ritirati. In nome della ragion politica. E del suo primato. Che nessuno può spiegare agli onorevoli giuristi: della materia sono antichi e finissimi intenditori.

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