Rosario Crocetta in spiaggia

Quel presidente del passato che non passa

di Matilda De Vita | 6 Giugno 2021

Ho sempre rispetto per i distanti, verso chi non la pensa come me. Ma non riesco ad averne per chi fa politica cancellando le proprie tracce. Su tutti per i maggiori azionisti del peggiore governo regionale che la Sicilia abbia mai avuto: il governo Crocetta nel precedente triste quinquennato. Ex azionisti che hanno iniziato la loro campagna elettorale, com’è legittimo; solo che lo stanno facendo non parlando mai dell’esperienza di cui furono i massimi sponsor. Vogliono farsi dimenticare in quella veste. E fare dimenticare quel presidente della Regione. Non si rendono conto che, ad ogni esternazione sguaiata contro l’attuale governatore, non fanno altro che ricordare il grande bluff di cui furono portabandiera. Pensano che i siciliani, dopo averli puniti severamente dentro le urne, hanno già dimenticato la foto-simbolo di quel presidente spiaggiato: il simbolo della Sicilia che con lui e la sua giunta era arrivata all’ultima spiaggia. Pensano che possono aver dimenticato quel capo del governo politicamente inadeguato e inetto? Colui che ad ogni piccolo o grande problema, al posto di risolvere, starnazzava urlando: al golpe, alle congiure, scomodando mafia, poteri forti e massoneria, senza mai prendersela con se stesso, senza mai un’autocritica? I siciliani non hanno dimenticato coloro che non hanno rinunciato a poltrone e privilegi e che, fino alla fine, hanno continuato a reggere il moccolo a quel pacco regalo confezionato con un bel fiocco, il cui contenuto è stato un vero capolavoro di scorrettezza e incoerenza politica. Oggi ogni attacco scomposto, di ex nemici che insieme solo perché “Il nemico del mio nemico è mio amico”, fanno riaffiorare la paralisi e la distruzione del peggiore governo della storia siciliana, la cui azione politica deleteria, insipiente e insignificante è stata con spregiudicatezza da loro sponsorizzata. Le macchie lasciate sono ancora troppo visibili: nonostante gli sforzi, non è possibile lavarle. E neppure togliersi dalla testa il frastuono di quell’ orchestra sconnessa e scomposta. I siciliani non hanno scordato le quotidiane sceneggiate condite da parole vuote e inutili, intrise di ipocrisia, finzione e doppiezza. Oltre la politica, nelle mani di quei governanti e a quel presidente eravamo finiti. Tra questi i peggiori erano e sono quelli che col pennello riverniciano se stessi: mercenari che hanno barattato il bene del popolo per fini squisitamente personali, che trovavano sempre pretesti e motivazioni per non mollare la poltrona. Ma il popolo è elefante: non ha dimenticato, non ancora almeno quella Sicilia nel baratro e i siciliani nella disperazione. E i responsabili che, uno per uno, vanno ricordati come coloro che vollero e fecero da corte a quel presidente che distrusse tutto ciò che toccò. La condanna peggiore sia per lui e per loro la memoria. Per sempre.

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