Angela Foti

Angela Foti, vice presidente Ars: “Il mio ruolo impegnativo, io ce la metto tutta. Con Musumeci patto per le priorità, ma i nodi sono a Roma. Nel M5S è mancata la democrazia interna.”

di Redazione | 8 Luglio 2021

D. On. Angela Foti, deputata di Attiva Sicilia e vice presidente dell’Ars, il suo è l’incarico istituzionale più importante che una donna ricopra nel Parlamento siciliano. Può fare un bilancio di questa sua esperienza?

R. Storicamente l’Assemblea Regionale Siciliana non brilla per la presenza di donne deputato e ancora meno per la presenza di donne nel consiglio di presidenza. Essa non sfugge sostanzialmente dalle regole non scritte che in qualche modo governano la società in cui viviamo. Andando indietro nel tempo bisogna andare fino alla VI legislatura per trovare il nome di una donna, mi riferisco all’on Anna Grasso Nicolosi eletta vicepresidente nel lontano 1967. Come naturale che sia questa è una esperienza impegnativa che cerco di svolgere al meglio, soprattutto in una fase così delicata per la nostra isola. Io ce la sto mettendo tutta.

D. Spesso l’Assemblea è accusata di immobilismo, è un dato reale o un luogo comune?

Il parlamento regionale in questa legislatura ha dato sia grandi prove di forza sia mostrato la fragilità di una composizione che non garantisce ampi margini numerici alla maggioranza non solo per via della legge elettorale. Non ho mai nascosto la mia idea: una coalizione troppo allargata compone parlamenti spesso dai disparati interessi. Certamente si può fare di più in termini di produzione di norme, che può significare anche delegiferare e tanto bisogna fare per quelle leggi di riforma di settore da troppe legislature ferme a binario morto.

D. Ci dica tre leggi varate dall’Ars a cui lei attribuisce particolare incidenza sulla vita dei siciliani.

R. Probabilmente la maggior parte dei cittadini non percepisce in maniera immediata gli sforzi che il legislatore affronta per promulgare delle leggi, ma certamente la legge sul riordino del demanio marittimo, oppure quella sulla pesca, la riforma urbanistica o le leggi sulla ludopatia, sulla disostruzione pediatrica e sulle cooperative di comunità sono tasselli importanti che contribuiscono alla qualità della legislazione regionale. Senza considerare la legge sull’edilizia che sta per essere approvata.

D. E tre leggi che le piacerebbe fossero approvate in questa legislatura.

R. Ho fatto e continuerò a fare di tutto affinché ci sia una svolta, nell’ambito socio assistenziale con la riforma degli Ipab, tengo tanto anche all’istituzione di un circuito interno alla regione di finanza sociale. Spero anche di riuscire a portare in aula il riconoscimento della Dieta mediterranea per favorire il processo, avviato nelle aree interne di Sicilia, di creazione del primo “Parco policentrico dello Stile di vita mediterraneo”.

D. Come giudica ciò che sta accadendo nel M5S nelle cui liste lei venne eletta nel 2017?

Il Movimento 5 Stelle è stata la mia casa, ho condiviso insieme ai cittadini un momento storico di grande fermento civico che ha certamente cambiato il modo di fare politica sotto molti aspetti. Ma era un progetto, per sua natura, con un inizio e una necessaria evoluzione. Purtroppo la qualità della democrazia interna è venuta meno e non di recente, non si è voluto adottare un metodo finendo per perdere prima di tutto la mission che ci si era dati, forse nel tentativo di scimmiottare malamente i partiti tradizionali, con un decadimento strutturale difficilmente reversibile.
Attiva Sicilia
D. L’uscita sua e dei suoi colleghi dal partito e la creazione di Attiva Sicilia è stata un’anticipazione del malessere che poi è sfociato in quanto sta accadendo con lo scontro tra Grillo e Conte?

R. Quanto accade a Roma risulta indecifrabile. Personalmente penso che la matassa sia così intricata da rendere inservibile qualsiasi sforzo che non sia quello di lavorare a testa bassa per ripristinare il dibattito democratico internoda una parte e dall’altra riprendere i temi concreti dello sviluppo sostenibile, ma sul serio. Non c’è peggio della finta partecipazione in un movimento assediato da cerchi magici fatto di amici degli amici aggrappati alla zattera. Il gruppo Attiva con il suo manifesto ha posto le basi per continuare a portare avanti un programma che paradossalmente e più vicino al Movimento di quanto lo sia il Movimento 5 stelle stesso. Ciò in un momento così complesso della storia di questo Paese, attanagliato dalla pandemia e dai suoi effetti collaterali, in cui uomini e donne delle istituzioni sono chiamati non a esibire se stessi nel gioco delle parti, ma a remare tutti nella stessa direzione.
Attiva Sicilia e Musumeci
D. Qual è il senso politico del patto di fine legislatura tra voi e il presidente Musumeci?

R. La legislatura, l’ennesima, è in dirittura d’arrivo senza che si siano portate a termine alcune riforme che, trasversalmente sono state il tormentone delle campagne elettorali di cui ho memoria. Spinti unicamente dal senso di responsabilità e saldamente ancorati al mandato conferitoci dai cittadini abbiamo selezionato un elenco di risultati possibilie per i quali siamo disposti a votare convintamente. Parliamo di riforma degli ipab, dei rifiuti e dei consorzi di bonifica, temi sui quali non abbiamo subdole strategie da portare avanti come altra parte della minoranza in Parlamento.

D. Come valuta l’ascesa del presidente Musumeci nella graduatoria dei governatori? Dall’ultimo al 7° posto è un bel salto.

R. Se fossi priva di onestà intellettuale, potrei affermare, senza timore di smentita che dopo il buio profondo del governo di Crocetta Co. chiunque avrebbe potuto imprimere un trend positivo, ma il partito del malcontento a prescindere mi è stato sempre stretto. Il governo Musumeci ha, a macchia di leopardo, certamente messo ordine e sbloccato comparti in un contesto oggettivamente proibitivo. Tuttavia, le questioni cruciali restano da risolvere a Roma. Parlo di attuazione dello Statuto per le parti che riguardano le entrate prodotte in Sicilia ma da sempre fagocitate dallo Stato. Senza quelle siamo relegati alla sola sopravvivenza di un bilancio asfittico e all’uso improprio dei fondi extraregionali. Per questo abbiamo più volte scritto alla presidenza del consiglio dei ministri e in ultimo alla commissione Paritetica.

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