Claudio Fava

Fava vuole “mascariare” Musumeci. Ma è cento passi fuori dalla Ragione.

di Carmelo Briguglio | 25 Giugno 2021

Il casolare dove fu assassinato Peppino Impastato è un simbolo. Lo è in senso universale: symbolum, dal suo etimo, è ciò che unisce. Ciò che dovrebbe accomunare tutti nella lotta alla mafia. Il tentativo di Claudio Fava di “mascariare” Nello Musumeci segna la rottura di quella rappresentazione. Di una visione comune, di una implicita legatura “culturale”, oltre la destra e la sinistra. E, per di più, un gesto irrazionale secondo il canone della politica; secondo quella sensibilità che chi la politica la fa, dovrebbe avere. Per non sbandare nell’infantilismo, nella strumentalità plateale. È atto irragionevole anche nel sentimento popolare: qui la figura di Nello è sempre stata considerata fuori discussione sotto il profilo dell’etica pubblica e della correttezza personale. Anche nel corso delle più roventi polemiche; pure da chi non voterà mai per il “fascista galantuomo”.
Puoi attaccare Musumeci sui “tópoi” che desideri. Sulla pandemia, sui termovalorizzatori, sui conti regionali, sull’immigrazione, sul restauro dei borghi di Mussolini; se vuoi anche sui cavalli di Ambelia, sulla gestione dei pappagalli e dei pavoni dei giardini presidenziali, sulle palle della facciata di Palazzo d’Orleans; fai il tuo mestiere di oppositore, è normale. Ma non su mafia, Montante e dintorni. Quello era un blocco politico-imprenditoriale lontanissimo dall’attuale governatore. Contrapposto. Precisamente espressione del governo Crocetta a guida Pd ieri e oggi della opposizione di sinistra a cui si è assemblato Fava. Che così perde di credibilità: chi vuole gli creda quando colpisce il governatore con questo argomento ? Chi lo potrà seguire su questa strada ? Una roba lunare. Prende un titolo un giorno, poi sparisce. Ma dà la stura all’ipotesi che l’analisi politica facilmente indica; quello del presidente dell’antimafia è un atto estremo: ha capito che sulla “rive gauche” non lo candidano come l’anti-Musumeci e va sopra le righe
per motivare la solita e solitaria candidatura fai-da-te. Un atto di disperazione o di autolesionismo: si spiega solo così. Come, se no ? C’è poi il livello istituzionale: se dichiari di esserti candidato già ora e per di più usi il tuo ruolo per attaccare un altro candidato, è tuo dovere rassegnare le dimissioni da presidente dell’Antimafia; che spetta all’opposizione perché organo di garanzia. Ma il tuo attacco è un’aggressione a un altro concorrente che è, peraltro, il presidente in carica. Attacco politico. Violento. Politicamente legittimo, certo; ma, istituzionalmente, del tutto fuori le regole. Non puoi usare il tuo ruolo super partes, in questo modo. No. Il tuo predecessore, in contesto non polemico, lasciò, quando annunciò la sua candidatura a governatore: “Non si può essere di giorno presidente della Commissione antimafia e di notte candidato alla presidenza della Regione. È una questione di rispetto per le istituzioni”. Così disse. Si chiamava Nello Musumeci. Adesso, quel precedente diventa imbarazzante per Fava. Un serio ostacolo a mantenere la sua postazione. Da cui ha cominciato a mitragliare, come competitore elettorale, i suoi avversari. Inconcepibile. Anche sul piano della logica. Musumeci amministra da quattro anni. E non c’è un solo atto di governo che non deponga per una condotta rigorosa nella lotta al malaffare e ai poteri mafiosi. Fava in tutto questo tempo non ne ha trovato. Nemmeno uno. Perché non esiste. Perché tutti sanno che questo presidente della Regione la mafia l’ha messa alla porta. Politicamente e fisicamente: a Palazzo non girano più personaggi impresentabili, come al tempo della sinistra al governo. Se poi Claudio Fava vuole usare i Cento Passi come slogan, può, certo. Fatto è che l’iniziativa, incluso l’esproprio, per fare del casolare in cui morì Impastato, una casa della memoria è proprio del governatore che lui definisce “fascista”; è l’icona di un sapere vedere oltre le appartenenze. Più lontano. Ed è l’eterogenesi dei fini che fa giustizia dello sgorbio politico che Fava ha improvvidamente firmato contro Musumeci.

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