Dino Bramanti

Prof. Bramanti (Ircss Bonino-Pulejo): ”Orgoglioso del mio percorso, ho dato fastidio ad alcuni, ma sempre sostenuto da malati. Candidato sindaco e Lega? Ecco perché”.

di Redazione | 16 Luglio 2021

D. Prof. Dino Bramanti, da qualche giorno ha lasciato l’incarico di direttore scientifico dell’Irccs Bonino-Pulejo, il noto “Neurolesi” di Messina, è difficile tracciare un consuntivo di 27 anni, ma lei ci provi ugualmente.

R. Tengo a precisare che gli anni sono 32, perché già nel 1989 sono iniziate le interlocuzioni con la Fondazione Bonino-Pulejo e l’Università di Messina che hanno portato nel 1992 alla nascita Centro per lo Studio e il Trattamento dei Neurolesi Lungodegenti. E’ vero, fare un consuntivo è davvero difficile in quanto tante cose sono state fatte. Sono stati anni in cui abbiamo dovuto creare da zero un Centro per la riabilitazione e portarlo ai livelli di eccellenza che oggi tutti conoscono. Tanto lavoro è stato successivamente fatto per ottenere il riconoscimento dal Ministero della Salute di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, riconoscimento che abbiamo sempre mantenuto a seguito di tutte le valutazioni biennali a cui il Centro è stato sottoposto. Oggi contiamo 3 presidi: quello storico di Casazza per la riabilitazione, quello dell’Ospedale Piemonte per il trattamento delle acuzie e quello del Bioparco delle Intelligenze e neurofragilità dell’età evolutiva presso l’ex Istituto Marino di Mortelle. Inoltre abbiamo all’attivo 4 Centri Satellite dedicati alla neuro-riabilitazione sparsi in tutto il territorio siciliano. Con l’importante finanziamento di 91 milioni di euro ricevuto dalla Presidenza del Consiglio, lascio il compito a chi resta di portare avanti altre progettualità clinico-scientifiche, tra queste l’installazione di una Risonanza Magnetica 7 Tesla per la ricerca, la creazione presso il PO Piemonte di un grande Polo di riabilitazione per il Sud e di un delfinario presso il Bioparco.

D. Quali sono i traguardi di cui è più orgoglioso? Può spiegare perché?

R. Sicuramente sono orgoglioso di tutto il percorso svolto durante la mia carriera e gli obiettivi raggiunti. Se dovessi indicarne qualcuno metterei in cima il riconoscimento di IRCCS del Centro Neurolesi. Un progetto che all’inizio poteva contare su 3 unità di personale e un garage come ambulatori ed oggi vede quasi mille unità e più presidi sparsi in diverse zone della Sicilia. Altro momento importante l’installazione della Risonanza Magnetica 3 Tesla, ai tempi la prima in Sicilia, strumento che si è rivelato importante per lo sviluppo della ricerca dell’IRCCS. Altro traguardo il salvataggio dell’Ospedale Piemonte, che ricordo essere l’ospedale dei messinesi e legato alla storia di Messina e del terremoto del 1908. Improvvisamente si trovò sul punto di chiudere, ma l’intervento in sinergia di parti sociali, politica e dell’IRCCS ha consentito non solo di evitarne la chiusura ma di rilanciarlo e riconosegnarli quel ruolo strategico all’interno della sanità messinese.

D. E i rimpianti per mete non raggiunte?

R. Più che di rimpianti parlerei delle tante cose che sono rimaste da fare. Le lungaggini burocratiche hanno ritardato i tempi per investire e realizzare i progetti finanziati dalla Presidenza del Consiglio per 91 milioni. Ora sembrano definitivamente sbloccati e gli interventi previsti consentono la completa ristrutturazione del Piemonte, la creazione del Polo Tecnologico con la prima Risonanza Magnetica 7 Tesla di ultima generazione in Italia, ed altri interventi al Presidio Casazza e al Bioparco delle Intelligenze a Mortelle tra cui la creazione di un delfinario.

D. Nel suo percorso di uomo di scienza, di manager eccellente, ma anche di esperto di umanità, ha dovuto superare ostacoli e conflitti, può dire quali?

L’ostacolo principale è stato di carattere culturale, la difficoltà a far comprendere in molte occasioni, le importanti ricadute della ricerca e dell’innovazione tecnologica per innovare un sistema, come quello sanitario, che si rinchiude in se stesso e rifiuta qualsiasi elemento d’innovazione. Per poi ricredersi non appena le evidenze dimostrano la funzionalità nell’ambito della sanità. La missione degli IRCCS è proprio questa. Altro ostacolo è stata la burocrazia che rallenta pesantemente la realizzazione di progetti. Numerosi sono stati i casi in cui progettualità che al nord o in Europa sono state realizzate in poco tempo, che qui, al contrario, hanno richiesto tempi “biblici”, scontrandosi con la lentezza della macchina burocratica. In un’era dove l’innovazione tecnologica viaggia a ritmi altissimi e la competizione fra enti di ricerca è sempre più serrata, perdere mesi per un eccesso di burocrazia significa perdere di competitività.
Se posso aggiungere, non nascondo in questi anni di avere ricevuto attacchi di tutti i tipi e da più parti, forse perché quanto stavo facendo ha dato fastidio a molti, ma posso dire che ne sono uscito sempre a testa alta e i fatti mi hanno sempre dato ragione.

D. Da chi ha avuto invece sostegno e incoraggiamento?

R. Dai malati e dalle famiglie innanzitutto. Come medico e neurologo sono sempre stati la mia priorità e sono loro che mi hanno spinto a tenere duro ed andare avanti anche quando mi sono trovato in situazioni che sembravano insormontabili.
Aggiungo anche colleghi e collaboratori che in questo trentennio hanno sposato il progetto ed hanno dedicato il loro tempo e le loro professionalità per creare una realtà, che oggi posso con serenità definire come una delle eccellenze del Sistema Sanitario Nazionale.

D. Perché a un certo punto del suo percorso “impolitico” ha deciso di candidarsi a sindaco di Messina? Cosa sperava? È rimasto deluso della sconfitta?

R. L’invito a candidarmi a sindaco della mia città ricevuto dal presidente della Regione Nello Musumeci mi ha profondamente gratificato. Ringrazierò sempre il presidente per questa opportunità. Ma ciò che mi ha fatto decidere a scendere in campo, nonostante le titubanze iniziali, è stata la possibilità di mettere a disposizione della città l’esperienza e le conoscenze maturate negli anni e restituire alla comunità quanto ricevuto dalla città. Sul piano politico sicuramente la sconfitta è stata una grande delusione, ho toccato direttamente con mano quanto sia difficile occuparsi della cosa pubblica quando sei estraneo alla politica ed ai partiti. Dispiace non si sia compreso che la mia candidatura non fosse quella di un medico, ma di un manager che metteva a disposizione l’esperienza maturata. Non rinnego la decisione presa e se tornassi indietro mi ricandiderei ma probabilmente gestirei diversamente la competizione elettorale.

D. Perché ha scelto di aderire alla Lega? Alcuni l’hanno criticata per questa decisione, la rifarebbe ancora?

R. Dopo la sconfitta al ballottaggio ho molto riflettuto sul mio futuro politico, se chiudere quella entusiasmante quanto complicata esperienza o proseguire. I tanti cittadini che mi avevano supportato e sostenuto in quei mesi mi hanno invitato a non mollare ed andare avanti facendo una scelta chiara di posizionamento politico.
Ho sentito il peso della responsabilità, di dover dare comunque risposte a quanti mi avevano dato la loro fiducia. Decisi pertanto di andare avanti, di accettare il seggio in consiglio comunale. In questo frangente mi contattò la Lega che stava attraversando una fase di profondo cambiamento, era al Governo del Paese, e stava dimostrando di voler superare le sue storiche tematiche e di volere dare grande attenzione alle questioni nazionali ed alla Sicilia in particolare. Un’adesione ed una scelta che ha sorpreso anche me, vista la mia natura di moderato, ma in quella fase mi è sembrata la più giusta da fare. Tra l’altro la Lega era ed è tra i partiti che sostengono il Presidente Musumeci. Scegliere la “casacca” della Lega era ed è un modo per dare continuità e coerenza a supporto dell’azione del governo Regionale.
La prosecuzione dell’incarico di Direttore Scientifico dell’IRCCS, in questi tre anni, mi ha spinto ha tenere un profilo più defilato in politica e di massimo rispetto per le Istituzioni, tenendomi fuori dalla polemica politica.
Comprendo le critiche di quei giorni, ma “Polemos è padre di tutte le cose” affermava Eraclito…
La Lega sta dimostrando con il sostegno al Governo Draghi, di essere una forza politica responsabile, attenta ai problemi del territorio. La stessa responsabilità che sta dimostrando in Sicilia.

D. Dal suo angolo di visuale di messinese doc e di consigliere di opposizione, come giudica lo stato di salute della Città?

R. Messina è una città difficile, ha tanti problemi e nessuno ha la bacchetta magica per risolverli in poco tempo. Io stesso durante la campagna elettorale ho seguito una linea di pragmatismo, rifiutato la strada del “spararla più grossa” o delle promesse impossibili da mantenere.
L’amministrazione in carica per alcune cose sta cercando di operare al meglio, ma tante sono le cose da fare e tante quelle che da sindaco avrei fatto diversamente. Da Consigliere Comunale ho cercato di mettere da parte i preconcetti e i duri attacchi personali subiti durante la campagna elettorale, restando orgogliosamente all’opposizione ma pronto a sostenere i provvedimenti che mi sembrano utili per la città

D. Cosa vuole fare in futuro?

R. Nell’immediato futuro tornerò a fare il mio primo mestiere, quello più bello di tutti: il medico. Inoltre, continuerò a lavorare su più fronti come ho sempre fatto. Continuerò a dare il mio contributo come Presidente del Coordinamento delle Malattie Rare della Regione Sicilia, come Consigliere Comunale del Comune della mia Città e come delegato regionale della Ricerca e dell’Università in seno alla Lega. Non escludo il coinvolgimento in altri futuri progetti a sostegno dei malati e della comunità tutta, restando disponibile per tutte quelle attività che mi permetteranno di perseguire tali obiettivi.

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