Immigrazione e non solo. Ad Atreju Musumeci si supera: grandi applausi ed empatia. E forse…
di Carmelo Briguglio | 10 Dicembre 2021“Musumeci infiamma la platea di Atreju. Sui migranti l’Europa ciarlatana ci ha lasciato soli”. Così, il Secolo d’Italia titola l’intervento del presidente della Regione Siciliana al dibattito sull’immigrazione che si è tenuto ad Atreju, uno degli eventi-vetrina della manifestazione di FDI, a cui era presente Giorgia Meloni. È stato così. In una Roma spenta, con strade semideserte, in tono minore per l’assenza di turisti (“Non c’è nessuno”, mi dice il tassista), alla festa di Giorgia sembra di essere “altrove”: in piccolo mondo vitale, caldo e aperto, dove si parla e si discute; si progetta. E si sogna. Dove si sogna, ancora? Ci si scopre in uno spazio, fisico e mentale, di cui ha qualche nostalgia, chi ha fatto politica, com’era un tempo; come dovrebbe essere sempre, nelle comunità in carne e ossa che si impegnano nel discorso pubblico. Percezioni, naturalmente. Sensazioni. In questo contesto sentimentale, si è visto però Musumeci a casa sua: nuotare nella sua acqua, dire ciò che la gente si aspettava. E saperlo dire con le parole d’ordine, con i codici che vanno al cuore del popolo di destra. Si è superato. Ha parlato della responsabilità storica dell’Europa che ha lasciato sola la Sicilia, del governo centrale incapace di smuovere alcunché. Senza usare accenti truci, maschere feroci, giaculatorie estreme: ha saputo parlare di immigrazione, senza “buttare a mare” gli immigrati. Con le armi della passione, della critica e dell’ironia; e del suo lessico scaldacuori, inframezzato di umanissimi stilemi della lingua madre. È stato un intervento molto politico: il più centrato e il più applaudito da una platea che lo ha voluto manifestare, con fragorosa empatìa. Riuscito. Ovvio, lo sappiamo: le dinamiche dei partiti sono anche altro. E seguono itinerari più razionali. Ma non c’è dubbio che tra “Nello” e quel mondo c’è un forte legame affettivo, morale. C’è stato un pour parlèr con Giorgia Meloni, nel prima o nel dopo? C’è stato un “dietro le quinte”? Certo, l’atmosfera che ieri si respirava, era di grande accoglienza verso il governatore: Atreju lo ha trattato come “uno dei nostri”. Di cui andare orgogliosi. Il Natale dei Conservatori può essere “topos” di un quid che riguarda il governatore e la sua isola politica? Prepara una nascita? I segni sembrano esserci. Tutti.
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