La pandemia e i suoi tifosi. Ne usciamo, ma l’opposizione rema contro.

di Carlo Giulio Grimbè | 23 Maggio 2021

Dalla pandemia si esce, ne stiamo uscendo. La Sicilia l’ha attraversata. Speriamo di uscirne fortificati. Ma, durante questa stagione orribile che si allontana, che spettacolo ci ha offerto – ci offre tuttora – la politica, quella a noi più vicina? Abbiamo visto tanto di irragionevole. Irragionevole calcolato. Pensato. Architettato. Sui morti. Sul dolore. Sulla tragedia. La “peste” ha ricaricato il flusso di irrazionale, che scorre nel nostro sangue antico. Di pazzia mista a cinismo. Un’ondata di cattiveria, affiorata dai fondali della nostra vita comune. Che si è fatta strada, fino a trovare rappresentanza nelle file dell’opposizione al governo dell’Isola. Dove alcuni “eletti” hanno perso la testa, eccitati dall’uso politico di ogni varco offerto da strutture sottoposte a una prova senza precedenti. Ne hanno fatto una scorciatoia, un “sentiero delle capre”, per abbattere il governo Musumeci.
Così nella stagione dell’ emergenza assoluta – più di un sisma, molto più di un disastro naturale – non si è creato alcun circuito di solidarietà nella classe dirigente siciliana. Nessun fare quadrato in nome della salute pubblica: mai concetto fu più coincidente di salvezza politica e difesa sanitaria. Ma non è bastato. E sono andati in fumo tutti i tentativi di fare partecipare M5S e Pd alla lotta della nostra Regione contro il virus. Il senso di marcia scelto è stato contrario: hanno remato e remano contro. Ne sono sorti due effetti. Il primo: negativo, molto. La politica siciliana ha creato il suo teatro dell’assurdo: ci sono stati portavoce del popolo che hanno sperato contro il popolo. Hanno scommesso sul contagio. Pur di stringere tra le mani lo scalpo del Nemico. Assoluto, per definizione, anche nello stato di eccezione. Accompagnati da media e da una certa intelligencija di parte – e in ultimo, persino da un pezzo di Stato tenuto a neutralità e riserbo – hanno puntato su numeri più nefasti: più malati, più decessi, più ricoverati, più gente in rianimazione. E meno sopravvissuti, meno assistiti, meno guariti. Desiderio insano di più sommersi e meno salvati, per dirla con Levi. Critiche gridate e sceneggiate, quasi mai documentate con dati e fatti: la ragione politica è parsa accecata di ogni equilibrio. Ora, questa stagione “cattiva” è finita. L’ abbiamo alle spalle. È fallita: è stata squassata dal principio di realtà.
Attiva Sicilia
Lo dimostra – ecco il secondo effetto, più politico – il patto di fine legislatura tra Musumeci e gli ex grillini di “Sicilia Attiva”: un pezzo di opposizione ha lasciato l’opposizione. Un passo definitivo, preceduto da segnali di collaborazione con l’esecutivo nella fase acuta del contagio. Il fronte anti-Musumeci si indebolisce, lui si rafforza. Un dato politico che si incrocia con i numeri: scende il contagio, salgono ogni giorno i vaccinati. Possiamo dirlo: la Sicilia ha fatto fronte alla pandemia. Ha retto. Continua a tenere. Bene. Con la ragione di chi la governa. E di tanti siciliani. Contro le previsioni funeste seminate dalla disinformazione. Non sono mancate e non mancano strutture, nè risorse. E nemmeno medici, infermieri, volontari. Non sono mancati né ventilatori, né posti di rianimazione. Nessuno è morto per mancata assistenza. Ci sono stati e sono in campo cervelli e braccia generose, che dobbiamo ringraziare ogni giorno. Soldi e servizi. Questa nostra Regione ce l’ha fatta. Ce la fa. E il suo governo – col suo governatore, col suo assessore alla Salute – resiste alle accanite cacce al pelo nell’uovo; a file di specialisti del “no”, del “ma”, del “se”. È stato anche battuto lo sconcerto – a volte il terrore – fabbricato dai politici-attori; dai sediziosi guardiani di immaginari cancelli sullo Stretto; dagli scrivani di proclami insensati; e dai firmatari di censure e teoremi senza capo né coda. Siamo ancora dentro la pandemia. Ma il peggio è alle spalle. E si è portato via i suoi cori di tifosi. Scriveremo ancora, più avanti, di vaccini. Siamo comunque a 300 mila dosi iniettate nell’ultima settimana. Una cifra che parla. Ma mentre torniamo con la faccia al sole, abbiamo il dovere di fermarci sull’immediato passato. Capirlo. Leggerlo. Rifletterci su. È il metodo di questo foglio. Del suo essere. In nome del senno che vince il sonno della ragione. Il quale – come ammonisce l’eterno dipinto del Goya – genera mostri. E come abbiamo visto, li genera ancora.

Tag: , , , , , ,