Ruggero Razza

Ecco perché Razza può (e deve) ritornare

di Carmelo Briguglio | 30 Maggio 2021

Sergio Rizzo, su Repubblica di ieri, scrive che Ruggero Razza “non può ritornare” a fare l’assessore: adduce motivi di opportunità e si impegna in elaborazioni, molto soggettive, di etica pubblica. Rizzo è coautore con Gianantonio Stella, al tempo in cui erano ambedue al Corriere della Sera, di un libro fortunato che tutti o quasi abbiamo letto. Chi ama leggere, lo tiene nella propria biblioteca. “La Casta” ha segnato una stagione, innovando il lessico degli italiani: ha meritoriamente aperto i riflettori su abusi tipici della classe dirigente che, ieri e sempre, si scontrano con la sensibilità della gente. Solo che Razza non ha nulla a che vedere con questa roba: voli di stato facili, affitti d’oro, spese pubbliche folli. Nè, tantomeno, con reati di mafia, corruzione, concussione o con tangenti e bustarelle. In un campo vischioso come la sanità, che coinvolge interessi giganteschi, in una regione come la nostra, chi raccoglie un testimone da eredità inquietanti, corre quel genere di rischi. Diciamocela tutta: ci si può aspettare ben altro. E invece l’ex assessore si è tenuto lontano da quegli interessi, ha combattuto il malaffare: è stato ritenuto – come certe intercettazioni hanno rivelato, strano nessuno le ricordi più – “il bambino” non funzionale ad esso; era un ostacolo da rimuovere. Ora Razza è indagato – solo indagato – e per ipotesi di reato – appunto ipotesi – lontanissime da comportamenti riprovevoli della “casta” politica e legate alla gestione organizzativa dei dati della pandemia. Una vicenda, molto ridimensionata, da cui ritiene di uscire a testa alta. C’è anche da dire che, secondo alcuni – era il 2007, i tempi sembrano suggerirlo – il libro di Stella e Rizzo provocò un effetto politico distorsivo, che gli autori non potevano prevedere: aprì la strada al grillismo e a una nuova ondata di giustizialismo – di cui il M5S si fece portatore – fondato su giudizi anticipati e gogne mediatiche, anche in base a un semplice avviso di garanzia. Bene: proprio in nome di un avviso di garanzia – atto che come sappiamo è emesso dall’Autorità giudiziaria a tutela dell’indagato – si vuole adesso porre un divieto a Razza di ritornare a fare l’assessore. Il problema è che il disco rosso di Rizzo a Razza è politico. Tutto politico. Il tornare o meno non è rimesso alla valutazione dell’interessato, ma gli si pone una proibizione imperativa: una interdizione che neppure la magistratura ha ritenuto di emanare. È una questione di opportunità? Beh, se parliamo di opportunità – che appartiene alla sfera politica – il divieto non poteva arrivare in un momento meno opportuno. Ieri è stato il giorno della conversione dei grillini al garantismo: Luigi Di Maio ha scritto una lettera al Foglio per fare pubbliche scuse a Simone Uggetti, di cui egli stesso (e Salvini, che si è scusato, in privato) chiese e ottenne, nel 2016, le dimissioni da sindaco di Lodi: Uggetti era stato raggiunto da un avviso di garanzia per turbativa d’asta. Il ministro degli Esteri, dopo che Uggetti è stato assolto in appello dalle accuse, fa pubblica ammenda per le “modalità con cui abbiamo dato battaglia appaiono adesso grottesche e disdicevoli”. Cinque anni dopo. Le scuse, ennesima svolta o giravolta dei grillini, tornano ad onore di Luigi Di Maio. Per questo, in una giornata emblematica che marca un radicale cambiamento impresso al costume politico da una grande forza al governo del paese, non si può porre un veto – ancora dentro una pandemia e una campagna di vaccinazione decisiva – a un uomo di governo che ha fatto bene: una persona perbene, cresciuto a pane e morale. Non si può, in base a un “avviso” e con una pubblica opinione in cui è maggioritaria la richiesta di farlo rientrare. Perché, oppositori a parte che fanno il loro mestiere, è questo il sentimento diffuso tra cittadini e operatori sanitari. La nostra opinione è che Razza abbia sbagliato a dimettersi; e che adesso possa tornare a guidare la sanità nell’Isola. Non c’è ragione perché non lo faccia. Ma spetta a lui decidere. A lui e al presidente della Regione. Nessuno ha il diritto di emettere un veto politico. Quello di Sergio Rizzo lo è. E per ciò, non si può accettare. Non vogliamo più scuse “successive”. E neppure altre conversioni da condanne anticipate. Sì: “grottesche e disdicevoli”. Incivili.

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