Bellolampo

Se Musumeci spinge l’opposizione nella discarica

di Carlo Giulio Grimbè | 5 Giugno 2021


Musumeci rompe ogni indugio e tira la linea con una conferenza-stampa: di là c’è la gestione trentennale di rifiuti in mano ai signori delle discariche; di qua la Regione che realizza uno o due termovalorizzatori. Tertium non datur. O si fanno gli inceneritori o si resta sotto padrone. Musumeci cambia strada:”Dobbiamo liberare la Sicilia dalla schiavitù delle discariche. Per 30 anni la politica ha lavorato per crearne soltanto di private”. È la carta con cui il governatore esce dall’attendismo e fa una scelta di campo. Forte. Non tergiversa: ha il bando pronto per fare costruire a privati gli impianti. Ma li controllerà il pubblico, il governo. Senza un euro in più per i cittadini. Sa che va allo scontro con interessi forti. E dovrà affrontare il dissenso che le opposizioni attizzeranno nei territori interessati ai “termo”. Però ha una strategia: chiudere l’opposizione nel recinto dei padroni delle discariche, delle gestioni opache, degli appetiti della criminalità organizzata.
Gianfranco Zanna
Esce allo scoperto e ci casca subito Legambiente: è contro gli inceneritori. Col solito lessico del sempiterno Gianfranco Zanna. È di là. Quattro parole impapocchiate di futuro, non bastano per nasconderlo.
grillini Ars
Ma il pesce grosso che finisce nella rete di Musumeci è il M5S: abbocca e spara a zero con i suoi della commissione Ambiente regionale:”Chiami le cose col proprio nome e dica chiaramente che vuole costruire un inceneritore”. Loro sono contro. Anche stavolta il presepe non gli piace. E mentre mandano a spasso Cancelleri – ma chi lo ha deciso, dicono nel movimento – in ticket con Barbagallo, la questione termovalorizzatori, rischia di sbattere i grillini contro contraddizioni difficili da sciogliere.
La polemica dura con il governo regionale, non solo li ammassa nel campo dell’interramento ormai alla fine, ma li espone al conflitto con il recente passato. Non è sceso ancora l’oblìo sul pentastellato Sergio Costa, ministro dell’Ambiente nei due governi Conte: è troppo vicino il ricordo della non bella figura che fece e fece fare al movimento siciliano con la favola della “manina” che aveva scritto per lui il via libera – anzi l’ordine – alla Regione di fare due termovalorizzatori. Prima sì, poi no. E, in mezzo al dietrofront, tanti “ehm” e pezze a colori. Il Ministro contro il Ministero. Roba mai vista. Una boutade. Infine, zero notizie sull’indagine interna: l’esito della caccia al proprietario della immaginaria “manina” che aveva scritto il “sì” agli inceneritori, non si è mai saputo. Una mano invisibile, rimasta tale. Silenzio. E imbarazzo. Ora Costa non c’è più. Ma la vicenda ha rigato la credibilità dei grillini, in una materia delicata. Non si capisce qual è l’alternativa del M5S agli inceneritori in Sicilia. Non basta la routine delle critiche al governo regionale. E neppure la guerriglia dei voti segreti in aula. Che sui rifiuti fa pensare male. Ci si chiede: può una forza politica che aspira a guidare l’Isola – anche se dimezzata nei sondaggi e in Ars – dire solo “no”? Non proporre una ricetta su un tema di così impegnativo? La campagna elettorale è alle porte, ma il dibattito sui rifiuti è importante. Magari pacato. Sarebbe l’occasione per elevare la qualità del confronto politico. Musumeci ha preso una decisione, con una buona dose di coraggio, bisogna riconoscerglielo. Vuole risolvere il problema come si fa in molte città europee, da tanti anni. Né più, né meno. Si può criticare, ma è una scelta. Anche perché – per fare un esempio di città con sindaci pentastellati – Roma e Torino, hanno i termovalorizzatori: Virginia Raggi e Chiara Appendino, non li hanno mica spenti. Sono ancora lì. Non sono stati annunciati progetti per sostituirli con altro. Per non parlare dei territori governati dal Pd: decine di impianti di incenerimento. Di tutte le generazioni. A partire dall’Emilia-Romagna. Insomma, non bastano gli attacchi sull’oggi, che richiede soluzioni di emergenza. Anche l’opposizione è chiamata a progettualità di respiro, cadenzate da un timing. Ma, forse, bisogna parlare al passato. Da tempo Pd e M5S hanno scelto lo scontro. Per acciuffare qualche voto in più. Che invece corrono il pericolo di perdere, senza un’idea alternativa sui rifiuti. E finire risucchiati dal “fronte del porto” dei signori della spazzatura. Verso cui Musumeci abilmente li spinge.

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